Quale modo migliore per regalare spensieratezza ed educare alle relazioni conviviali, il progetto della Fondazione ‘La Valigia di Marco e Anna’ porta la gioia e la spensieratezza dei giochi da tavolo nelle carceri.
Sin dai tempi degli Antichi greci era chiaro che l’uomo possiede un lato ludico che va nutrito anche in età adulta. Spesso al giorno d’oggi si pensa che il gioco sia un’attività esclusiva dell’infanzia e che una volta superata quella fase della vita vada accantonato in favore di attività adulte, il che porta spesso a perdere il contatto con la spensieratezza e la gioia tipiche della fase iniziale della vita.
Se è vero che crescendo lo spazio per le attività ludiche si riduce notevolmente, ciò non significa che non sia importante e che non si debba riservargli comunque uno spazio nel corso della giornata o al massimo nel corso della settimana. Giocare regala gioia e spensieratezza, permette di scaricare lo stress, di creare rapporti con persone appena conosciute, di divertirsi in modo sano insieme agli amici e di tenere allenato il cervello.
I giochi da tavolo in questo sono eccezionali, non solo perché possiedono quelle componenti di cui abbiamo parlato, ma anche perché rimangono uno dei pochi modi al giorno d’oggi per giocare in uno stesso ambiente senza la necessità di imparare elaborate regole o di avere chissà quale esperienza pregressa per poter partecipare.
Consci di questa funzione ludica e sociale dei giochi da tavolo, alcuni membri della fondazione ‘La Valigia di Marco e Anna’, nata per ricordare il giornalista Marco Federici, ha pensato di portare all’interno del carcere femminile di Pontedecimo (l’unica casa circondariale di Genova che ha anche una sezione femminile) una valigia piena di giochi da tavolo.
Si pensa spesso alle carceri come luoghi tetri, pericolosi, abitati da persone che non solo hanno commesso un errore – più o meno grave – ma anche da soggetti che non hanno chance di far parte della collettività.
Questo pregiudizio è quanto di più sbagliato possa esistere, poiché tra i detenuti ci sono persone che non sono pericolose per sé stesse e per gli altri e persone che hanno commesso errori per via di contingenze, di condizioni di vita complesse che non gli hanno dato scelta o semplicemente non gli hanno permesso di scoprire che ci si può comportate in modo differente, che c’è sempre un’altra via.
Inoltre il compito di carcere non è esclusivamente quello di punire il comportamento illegale, ma anche quello di rieducare i detenuti e permettere loro di reinserirsi all’interno della società, dunque trovare modo e possibilità di avviare una nuova vita che contempli anche la creazione di una rete sociale sana e gratificante.
Il portare i giochi da tavolo in un simile contesto può essere un strumento per permettere ai detenuti di coltivare il loro lato “ludens” e la loro attitudine sociale, permettere loro di instaurare rapporti sociali sani e conviviali, di trovare il bello nel condividere il tempo e lo spazio con le altre persone, anche quelle che sono completamente differenti da loro.
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